Mamme oltre i quarant'anni: certo che si!
L’evoluzione della società e della scelta di essere madre oltre i 40 anni.
Si diventa mamme spesso sempre più “in là con gli anni”. Le attuali condizioni socio-economiche, la modificazione del ruolo della donna nella società e i progressi delle tecniche di fecondazione assistita, stanno favorendo sempre più un ampliamento del periodo dell’età “riproduttiva”. Oggi ci si domanda, peraltro, fino a che punto sarà lecito arrivare, e alcuni casi di rilievo sulla stampa alimentano la discussione, come ad esempio la cantante Gianna Nannini che ha concepito, grazie a fecondazione assistita, oltre i 50 anni. La storia e la leggenda hanno attribuito gravidanze in età molto avanzata ad alcune “super-donne”, dalla Bibbia con il personaggio di Sara che con i suoi 100 anni risulterebbe la puerpera più vecchia del mondo, oppure un caso riportato storicamente di una signora polacca, tale Margaret Krasiowa, che nel 17settesimo secolo avrebbe concepito e partorito due figli oltre i 90 anni. Leggende? Casi unici?
Senza voler in alcun modo prendere posizione su una scelta così centrale e privata nella vita di una coppia o di una donna, vanno però analizzate e illustrate le problematiche che possono presentarsi per la donna e per il nascituro in caso di gravidanze in età che dal punto di vista dell’ostetricia sono considerate “avanzate”. Tradizionalmente, dal punto di vista ostetrico, una donna che intendesse ,oltre già i 35 anni ,intraprendere una gravidanza veniva definita “attempata”; ora, dato l’innalzamento dell’età riproduttiva media, tale definizione appare oramai superata e più correntemente si utilizzano le definizioni di “età avanzata” per le donne oltre il 40 anni e di “età molto avanzata” per le donne dai 45 anni in avanti, comprese donne oltre i 50 che ricorrono a ovodonazione o fertilizzazione in vitro.
Nel mondo occidentale negli ultimi anni, sono aumentati esponenzialmente i tentativi di fecondazione assistita e la percentuale di gravidanze intraprese e condotte a termine in donne in età superiore ai 40 anni. Questa situazione è sicuramente molto legata a modificazioni dello stile di vita e di posizione lavorativa e sociale della donna. In passato, le gravidanze oltre i 40 anni erano, perlopiù accidentali e in donne che avevano già figli. Nel corso, invece, delle ultime decadi , perlomeno nei paesi occidentali, si è assistito ad una modificazione delle donne nell’approccio alla maternità, con una scelta volontaria di procrastinare la prima gravidanza dopo i 35 anni e spesso anche dopo i 40. Alcuni dati: negli USA tra il 1991 e il 2001 la percentuali di “primi nati” è aumentata del 36% nella fascia di età tra i 35 e i 39 anni e del 70% nella fascia tra i 40 e i 44 anni. Nel periodo tra il 1980 e il 2004 si è assistito quindi ad un incremento nell’incidenza delle gravidanze di 2 volte tra le 30enni, di 3 volte nelle 35enni e di quasi 4 volte tra le 40enni; alcune gravidanze anche descritte nella fascia tra i 50 e i 55 anni. Simile il trend anche in altri paesi occidentali.
Nell’analisi delle possibili difficoltà e/o rischi nell’intraprendere e condurre a termine una gravidanza (a qualsiasi età) per prima cosa è importante considerare lo stato della madre, ad esempio se è in sovrappeso, se è fumatrice, se è bevitrice anche occasionale, quale è il suo consumo di caffeina, se ha intolleranze alimentari, se ha eventuali alterazioni ormonali e altri fattori o patologie che possono rendere più difficoltoso il concepimento o il portare avanti una gravidanza o rappresentare un potenziale pericolo per la salute del nascituro oltre che della madre stessa. L’avanzare dell’età può essere un elemento in grado di condizionare la capacità di concepimento, o può essere causa di aborti, in gran parte di origine cromosomica o anche causa di possibili gravidanze extrauterine.
Tende, inoltre, a crescere anche l’incidenza di alcune complicazioni della gravidanza quali il distacco di placenta, la placenta previa (ovvero che si presenta davanti al collo uterino) e il travaglio prematuro. Aumenta, quindi, anche il ricorso a parti con taglio cesareo, comportamento riscontrabile anche in paesi di diverso livello economico e sanitario. Vi è inoltre una incidenza maggiore di diabete, stati ipertensivi (sia di tipo cronico che dovuti alla gravidanza – eclampsia / pre-eclampsia) e di alcune patologie principalmente a carico del sistema cardiovascolare.
Al quadro indicato, fortunatamente, si contrappone e va considerata una crescente sensibilizzazione al tema e maggiore attenzione delle strutture ginecologiche, al monitoraggio di ogni situazione critica per una corretta gestione di eventuali problematiche.
In conclusione, affrontare una prima maternità oltre i 40 anni, nella cosiddetta “età ostetrica avanzata”, può presentare alcune difficoltà che però oggi non rappresentano certo un ostacolo ad una scelta consapevole e sentita da parte della donna e della coppia.
Prof. Franco Fraioli
Dott. Marco Turbati